28/03/2018 I Mr.Hyde al Teatro Cilea con lo spettacolo "Ammore"
La storia di Nino D'Angelo è per molti versi incredibile. Anzi, è quasi una "favola". Il giovane Nino vendeva gelati alla stazione centrale di Napoli e per aiutare la sua famiglia cantava ai matrimoni e alle feste. Poi, all'improvviso, qualcuno lo sentì cantare e gli propose di fare un disco. E la sua vita cambiò. Il successo fu enorme, D'Angelo vendette milioni di copie dei suoi dischi (anche se non erano certificati e quindi non arrivavano in classifica), divenne talmente popolare, con il suo caschetto biondo, da conquistare persino il grande schermo, come protagonista di bmovie d'amore diventati oggi oggetto di culto.
Poi la nuova svolta, una nuova vita, una nuova musica: via il caschetto, addio a certa musica pop e l'inizio di un'avventura fatta di world music e creatività, di tradizione partenopea e di ironia. E di nuovo il successo, ma in forma diversa, con un pubblico diverso. Ora D'angelo ha deciso di provare a raccontare, in un "one man show" autobiografico, la sua storia, la sua favola. Lo spettacolo, che si intitola "C'era una Volta... Un Jeans e Una Maglietta" ripercorre tutta la sua carriera, e D'Angelo si racconta con ironia, passione e profondità. Uno spettacolo nostalgico? "No, di nostalgia ce n'è poca in verità", dice l'artista napoletano, "certo i ricordi sono tanti, ma quello che mi interessava in realtà era raccontare la bellezza della vita, delle sorprese che la vita ti riserva, ricostruendo la mia storia, da allora a oggi".
Certo, il Nino D'Angelo di oggi è molto diverso da quello di ieri, "Si, ma tutti e due convivono dentro di me e lo spettacolo mette in scena le mie due anime. Racconto come nascevano le mie canzoni, magari in maniera meno artistica ma non meno appassionata. Racconto cosa voleva dire avere un successo enorme a Napoli e provincia e allo stesso tempo non esistere al di fuori dei confini della Campania...". D'Angelo, tra un monologo e una canzone, vuole in realtà ristabilire la verità, provare a spiegare che la canzone popolare napoletana moderna nasce in parte proprio lì, tra le note di "'Nu jeans e 'na maglietta", e che quell'essere "neomelodico" non ha molto a che vedere con i neomelodici odierni. Ma poi, nel racconto, prende il sopravvento il nuovo Nino, quello che non fa più i Bmovie ma lavora al cinema con Pupi Avati, quello che non canta le canzoni neomelodiche ma vince il David di Donatello e il Nastro d'argento per la colonna sonora di "Tano da morire".
"Diciamo che quando il secondo me stesso ha preso il sopravvento non mi sono fatto trovare impreparato e ho iniziato a vedere il mondo, la musica, il cinema, il teatro, l'arte, con occhi diversi, ho iniziato a fare altre cose, ma con la stessa passione e lo stesso entusiasmo di prima". E il pubblico affolla volentieri i suoi spettacoli, "e il bello è che uno si aspetta che a vedere Nino D'Angelo ci siano quelli che hanno cinquanta o sessant'anni, e invece il mio pubblico è soprattutto dai diciotto ai trenta anni, gli stessi che vanno ai concerti di Baglioni e Vasco Rossi, vengono a vedere questa icona degli anni Ottanta e a sentire la sua storia". Insomma, una bella storia, tanta musica, canzoni di ieri e di oggi e teatro popolare.